Nei panni di uno studente con difficoltà di apprendimento
- Lidia Chin
- 6 mar 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 12 set 2022

La maggior parte delle volte che vengo contattata per un consulto i genitori mi riferiscono difficoltà dei loro figli nello studio. Sono bambini e ragazzi che fanno molta fatica a studiare, che sono costretti a trascorrere la maggior parte del pomeriggio sui libri perché “non vuole proprio entrare in testa!”, che per imparare una poesia a memoria consumano tutte le energie non avendone più per fare altro.
Si distraggono facilmente “le insegnanti dicono che non sta attento…”, pensano solo a divertirsi, sta tutto il pomeriggio davanti alla play station; si riducono all’ultimo per studiare e sono costretti, purtroppo, a saltare gli allenamenti. Magari vanno anche a scuola malvolentieri, accusando mal di pancia, mal di testa, etc.
Talvolta, la pigrizia, la deconcentrazione e il poco impegno vengono scambiati per disinteresse verso la scuola. Con ciò non voglio dire che sia sempre così, ma molto spesso questi atteggiamenti nascondono qualcosa di più profondo che vale la pena approfondire, soprattutto per supportare lo studente in uno studio pesante e faticoso.
Ti chiedo, adesso, di fare un esercizio: immagina di essere uno di questi studenti. Proviamo a leggere quanto sopra dal suo punto di vista. Sei pronto?
È giovedì, sei appena tornato a casa da scuola, stanco perché stare seduto tutte quelle ore il più possibile concentrato non è sempre una passeggiata, in più avevi la verifica di matematica e hai rischiato di essere interrogato in storia. Pranzi e dopo un riposino di mezzoretta, inizi a fare i compiti. Devi studiare storia, che tra l’altro non ti piace, e matematica; apri il libro di storia, inizi a leggere, ma devi leggere più e più volte perché alcuni paragrafi non li capisci subito, cerchi di ripetere, ma è faticoso. Ti arriva un messaggio su whatapp, è un tuo amico che ti chiede di andare a prendere un gelato, lui ha già finito di studiare. Rinunci a malincuore perché avresti proprio bisogno di una pausa. Continui a studiare, guardi i tuoi appunti presi durante la lezione, ma fai fatica a ritrovarti: alcune parole che hai scritto sono illeggibili e mancano dei pezzi…hai una gran confusione in testa, ma cerchi di impegnarti più che puoi! Ti alzi e vai a prendere qualcosa da mangiare in cucina, giusto per staccare un attimo la testa dal libro. Al ritorno ti rimetti sotto e con gran fatica finisci. Ormai è quasi sera, hai dovuto rinunciare anche agli allenamenti di basket, altrimenti non ce l’avresti fatta. Passi a matematica, ti piace, anche se ogni tanto commetti qualche errore di calcolo e nei problemi non sempre comprendi subito cosa ti chiede il testo. Hai una decina di esercizi di fare, ma sei stanchissimo! Storia ti ha consumato tutte le energie. Inizi dal primo esercizio, poi il secondo e così via, hai fame e sonno, li finisci, ma non sei sicuro dei risultati, chiudi il libro. Dopo cena, sei preoccupato per la possibile interrogazione di storia del giorno dopo, così riapri il libro per fare un ultimo ripasso, reggi per un po', ma poi sei sfinito e ti addormenti sul libro.
Il giorno dopo, entri a scuola un po' agitato, quando entra l’insegnante di storia iniziano a sudarti le mani, ti viene la tachicardia e la salivazione è a zero. Speri tanto non faccia il tuo nome, ma vieni interrogato e il risultato ottenuto non è proporzionale all’impegno che hai messo. Come ti senti?
Il susseguirsi di episodi di insuccesso, nonostante le energie spese per studiare, aumenta la frustrazione e abbassa l’autostima. Questo ragazzo, nonostante l’impegno che ci mette, raramente raggiunge i risultati sperati…tu continueresti in qualcosa che quasi sicuramente ti porta al fallimento? A lungo andare cercherà delle vie di fuga, investirà il suo tempo in qualcosa in cui è sicuro di riuscire (come dargli torto?!) e che può permettergli di pensare di non essere in grado di fare qualcosa “mio figlio pensa solo a giocare a calcio!”, “passa i pomeriggi a giocare alla play station!”, etc.
Ma veniamo al dunque…cosa può esserci dietro a queste difficoltà? Beh, le risposte possono essere tante, talvolta è veramente disinteresse, ma la maggior parte delle volte sussistono difficoltà dell’apprendimento non compensate che hanno ripercussione sullo studio.
Ad esempio, una lettura lenta e scorretta (dislessia), oltre ad essere già stancante di per sé, può comportare una comprensione deficitaria; ciò accade perché in questi casi, in genere, si è molto più concentrati a leggere correttamente piuttosto che capire il testo. Ad alimentare il quadro può esserci una memoria di lavoro un po' fragile che non permette di elaborare e mantenere le informazioni in modo funzionale.
È possibile riscontrare, però una difficoltà di comprensione del testo nonostante la capacità di lettura sia adeguata rispetto alla norma; in questo caso si può fare diagnosi di disturbo della comprensione del testo.
Una scrittura lenta e non immediatamente leggibile (disgrafia) e/o ortograficamente scorretta (disortografia) può rendere difficoltosa la stesura di un tema, la scrittura sotto dettatura e il prendere appunti; inoltre, un’impugnatura della penna scorretta così come la postura durante la scrittura provocano dolore al polso, di cui spesso i disgrafici si lamentano.
I discalculici, invece, possono essere lenti nello svolgere gli esercizi, commettono errori di calcolo a mente e/o scritto, faticano a memorizzare le procedure e i fatti aritmetici (tabelline, etc.) e possono avere difficoltà anche nell’incolonnamento delle operazioni, oltre che nei problemi matematici.
Oltre alle difficoltà appena descritte, occorre valutare una serie di processi cognitivi, come ad esempio la memoria, accennata precedentemente, o l’attenzione che può essere causa o conseguenza di una difficoltà di apprendimento.
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), se individuati, soprattutto in modo tempestivo, permettono di poter intervenire e supportare lo studente tramite l’uso di strumenti compensativi/dispensativi e l’apprendimento di un metodo di studio personalizzato e funzionale, necessari a sopperire alle sue difficoltà.
Ciò gli consentirà, al pari degli altri, di ottenere i successi meritati.

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